12 SETTEMBRE 1919: Gabriele D’Annunzio e l’impresa di Fiume.

Era il 12 Settembre 1919 quando Gabriele D’Annunzio, il poeta Vate e celebre militare distintosi durante la Prima Guerra Mondiale, a capo dei suoi legionari entra nella città di Fiume per occuparla.
Ma la storia parte da lontano: al Vate proprio non piaceva l’idea della “Vittoria mutilata” conquistata dagli italiani alla fine della Prima Guerra Mondiale e anche se l’Italia, dopo la dissoluzione dell’Impero Austro-Ungarico, era seduta al tavolo dei vincitori alla Conferenza di Pace di Parigi, rimaneva carente della conquista della città di Fiume.
Il cruccio del Vate era il pensiero di quei territori non annessi all’Italia e ingiustamente sottratti alla giurisdizione italiana.
La città di Fiume era abitata da un’elevata percentuale di italiani ed era contesa tra il Regno d’Italia e il Regno di Jugoslavia, ma la sua annessione all’Italia non era negli accordi del Patto di Londra.
Seguendo il suo spiccato spirito patriottico, D’Annunzio dà inizio all’ardua impresa e l’entrata a Fiume fu il primo atto di quella che doveva essere una rivoluzione che avrebbe colpito l’ordine costituito e rovesciato il governo italiano di Francesco Saverio Nitti.
L’occupazione dei “legionari” dannunziani durò 16 mesi con alterne vicende, tra cui la proclamazione della Reggenza italiana del Carnaro.

D’Annunzio era convinto che al momento dell’entrata nella città con il suo esercito, costituito dagli arditi e da ex combattenti della Prima Guerra Mondiale, l’Italia sarebbe insorta cacciando via Nitti.
Ma l’Italia non si mosse, e il sogno del Vate andò in frantumi quando la corazzata Andrea Doria aprì il fuoco contro il Palazzo del Governo dove era situato il suo ufficio.

L’ultimo capitolo dell’impresa di Fiume sarà il cosiddetto “Natale di Sangue” quando il governo Giolitti intervenne con la forza, sgombrando Fiume durante le giornate del Natale del 1920
Il racconto dell’impresa per lungo tempo è stato ridotto ad un’anticipazione del Fascismo e la memoria relegata ai margini.
Gli storici ancora oggi si confrontano sulla complessità e la ricchezza di questa pagina di storia, intrisa di patriottismo ed audacia

La città di Fiume, che sarà Capitale europea della cultura nel 2020, rivendica la sua identità facendo tornare i nomi originari di molte strade e piazze che raccontano l’anima italiana della città. È stata infatti inserita nel programma “Il porto della diversità” il cui obiettivo è quello di creare una città della cultura e della creatività per l’Europa e per il futuro, all’insegna dell’integrazione e della multiculturalità.