I SEDICI RAGAZZI MORTI NEL FOGGIANO E LA NOSTRA ANIMA

 

Sugli incidenti stradali degli ultimi giorni dove hanno trovato la morte 16 ragazzi, ho letto di tutto su Facebook. Escludendo a priori i sempre più numerosi commenti razzisti, ho letto con attenzione le proposte di quel gruppo di persone che riconosco come ragionevoli. Ho letto della necessità di chiudere i porti, di aumentare i controlli stradali, di evitare che usino auto o furgoni. Al netto del fatto che non condivido queste riflessioni, ma non è questo il post sul quale discuterne, sapete cosa non ho letto nelle migliaia di commenti pubblicati? Non ho letto nessuno che si è chiesto come si chiamavano questi ragazzi, quanti anni avevano, da dove venivano, chi dirà della loro morte ai genitori, come faremo per riconsegnare le salme al loro paese. Non ho letto nessuno che si è chiesto perché non tutti erano stati assunti regolarmente per raccogliere i pomodori, perché l’imprenditore italiano non li ha accompagnati lui con un mezzo decente o perché non gli ha dato dimora. Non ho letto nessuno che ha fornito assistenza ai parenti o agli amici che ieri si recavano a piedi sul luogo della tragedia per identificare e piangere i loro fratelli. Non eravamo noi il paese più ospitale e solidale del mondo? In fondo questi ragazzi stavano lavorando la nostra terra, stavano raccogliendo i nostri pomodori. Possibile che sia tanto importante il colore della loro pelle? Ho sempre più la certezza che in questi giorni sono morti 16 ragazzi e la nostra anima.

Enzo Quaranta