Nuovo appuntamento per la stagione teatrale 2013 di Torremaggiore. Domani, sabato 16
febbraio, alle ore 20.30 sul palco del teatro “Rossi” andrà in scena lo spettacolo “Si è rotta la
pleistescion” del comico foggiano Pino Campagna, noto al pubblico per le sue performance
nella trasmissione “Zelig”. Scritto in collaborazione con Marco Del Conte (uno degli autori del
programma televisivo di Canale 5), “Si è rotta la pleistescion” prende spunto dal libro “I figli non
crescono più” del sociologo Paolo Crepet e interpreta, in chiave comica, la realtà contemporanea
delle famiglie che quotidianamente vivono il conflitto dell’incomunicabilità tra figli e genitori. Il
comico foggiano, prendendo spunto dalla sua infanzia meridionale vissuta tra i cortili di Foggia,
mette a confronto l’infanzia di vent’anni fa, fatta di innocenza e semplici divertimenti – dove per
divertirsi bastava un pallone e la merenda pomeridiana era a base di pane e pomodoro -, con
quella di oggi complicata, tecnologica e fondata su legami virtuali. Un intreccio di generazioni
diverse che si incontrano e si confrontano, il tutto descritto in chiave comica e arricchito
dall’impareggiabile stile ed di Pino, che non solo si interroga sulle nuove generazioni, ma descrive
quello che potrebbe essere un vero trauma infantile di oggi: la rottura della console e un urlo
di disperazione che giunge dalla cameretta: “Papà, si è rotta la playstation!”. In seguito agli
spettacoli di Francesco Paolantoni e Romina Mondello, la stagione teatrale 2013, organizzata
dall’assessore alla Cultura del Comune di Torremaggiore Marcella Bocola, in collaborazione con
il sindaco Costanzo Di Iorio, punta su un comico di casa nostra che è riuscito a farsi apprezzare
a livello nazionale. Dopo Pino Campagna, è in programma, domenica 3 marzo, lo spettacolo dal
titolo “L’importante è ridere”, che vedrà sul palco del teatro “Rossi” altri comici di Zelig come
Marco e Chicco e Rocco il Gigolò, che saranno coadiuvati da alcuni artisti locali come il trio “La
Gastrite” e Antonella Genga di “Mudù”.