Mezzogiorno Economia intervista il Ministro Fitto a proposito della riforma federalista

Segue intervista rilasciata dal Ministro per i Rapporti con le Regioni on. Raffaele Fitto al Corriere del Mezzogiorno – Economia.

Il Federalismo fiscale non è contro il Sud. La legge delega e il decreto prevedono un avvicinamento graduale alla riforma e una perequazione totale per i servizi essenziali. Bisogna mettere da parte ogni tentazione di contrapposizione strumentale per procedere all’attuazione di una riforma che serve alla modernizzazione del Paese: la maggiore responsabilizzazione degli enti locali porterà un miglioramento dei servizi e determinerà una riforma comportamentale». Parola del ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto che ha avuto un ruolo decisivo nell’elaborazione «del maxidecreto attuativo sull’autonomia tributaria regionale e provinciale e sui costi e fabbisogni standard in campo sanitario approvato in via preliminare il 7 ottobre dal Consiglio dei ministri. Anche perché è riuscito a fare due «sgambetti» al collega leghista Roberto Calderoli. Fitto li chiama emendamenti e in effetti lo sono. Ma i leghisti, con ogni probabilità, avrebbero voluto evitarli perché allungano il periodo della sperimentazione e inseriscono – a tutela del Sud – nuovi indicatori nella definizione del costi standard, come la deprivazione socioeconomica, il reddito, la disoccupazione.
Ministro, con il primo sì al Federalismo resterà all’Iva il compito di finanziare la spesa sanitaria. Ma a partire dal 2013 la compartecipazione sarà rivista e il gettito sarà distribuito sulla base del consumi registrati sul territorio. Il Sud rischia di essere penalizzato?
«Il Sud non sarà penalizzato in alcun modo grazie alla perequazione attraverso un fondo che finanzierà al 100% le funzioni fondamentali: sanità, istruzione, assistenza e trasporto locale. Del resto, la stessa previsione di rafforzare l’Iva è più asettica rispetto all’Irpef, nel senso che quando prendo un caffè al bar non penso alla regione in cui lo compro: così si evita che la perequazione pesi in modo esagerato e non si darà linfa a polemiche».
La perequazione, però, con il nuovo Federalismo si baserà sul costi standard (parzialmente dal 2014, interamente dal 2018). Questo schema non favorisce il Nord?
«Occorre fare una premessa: i criteri attuali sono sostanzialmente ancora quelli del ’96. Quelli, sì, penalizzano il Sud. Da allora non sono stati più messi in discussione: adesso, invece, si può iniziare a dibattere su un tema che da 14 anni è tabù. Spesso, invece, e aggiungo purtroppo, prevale il malvezzo di creare polemiche senza leggere i contenuti della legge delega e del decreto». A volte, però, ci si fa guidare anche dall’esultanza del leghisti; fa pensare che non si stia preparando niente di buono per il Sud.
«È vero, gli eccessi che vengono dal Nord contribuiscono a questo clima. Al Sud, però, talvolta prevale l’idea di alzare una contrapposizione rivendicazionista. E la frittata è fatta. Invece è giunto il momento di mettere da parte gli estremismi e guardare con la giusta e necessaria attenzione ai problemi del Mezzogiorno. E anche qui con una giusta e sana autocritica rispetto a ciò che è accaduto fino ad oggi».
In che senso?
«Nel senso che è necessaria una profonda assunzione di responsabilità anche per le realtà del nostro Paese come il Mezzogiorno per le quali c’è bisogno di puntare a degli standard completamente differenti nell’ambito della gestione della cosa pubblica. I costi di una stessa prestazione sanitaria non possono essere cosi differenti da Sud a Nord. E da meridionale dico che questa riforma è di stimolo proprio per il Mezzogiorno».
In questo quadro, la considerazione che una Regione del Sud come la Basilicata sia stata inserita nel calcolo dei costi standard è positivo per il Sud. È una sua vittoria?
«Non è la vittoria di nessuno: ciò non toglie che trovare una media ponderata che tenga conto delle diverse realtà del Paese è un fatto positivo».
Due emendamenti, pero, portano la sua firma. E di certo Calderoli non li ha graditi: ce li spiega?
«Diciamo che se non ci fossero stati sarebbe stato meglio per alcune parti del Paese. E invece sono due ottimi risultati: il primo inserisce nuovi indicatori nella definizione dei costi standard, come la deprivazione socioeconomica, il reddito, la disoccupazione; il secondo allunga il periodo della sperimentazione: il 2013 sarà solo il primo anno di un periodo di avvicinamento quinquennale, e non quello di entrata a regime».
C’è chi si lamenta che le grandi aziende con sede legale al Nord contabilizzeranno l’iva di consumi realizzati nelle filiali del Sud. Cosa risponde?
«Questa è solo una piccola parte di un ragionamento più grande: se allargassimo l’orizzonte sulla vera capacità di un territorio, la differenza tra Nord e Sud sarebbe maggiore. Lo so che e un tema che porta applausi in un comizio, ma non si possono mettere vincoli alla territorialità delle aziende. La perequazione – che abbiamo voluto verticale, con lo Stato che perequa e non le Regioni più ricche così come sarebbe stato in una visione orizzontale – pensa anche a questo».
Quando è previsto l’ok definitivo al maxidecreto che dovrà avere prima il via libera dalla Conferenza Stato-Regioni per poi passare in parlamento e quindi tornare al Cdm?
«Prima di Natale se tutto andrà liscio. Oppure tra gennaio e febbraio se andrà a rilento».
È vero, come dice Calderoli, che il 90% del Federalismo sarà così compiuto?
«Si, c’è quasi tutto. Abbiamo fatto il Federalismo demaniale, Roma Capitale e ora questo».
Il professar Ernesto Longobardi, uno del 30 componenti della Copaff (la commissione tecnica sull’attuazione del fisco federale) ha detto che i governatori del Nord sono parte attiva della negoziazione e quelli del Sud sono assenti. È vero?
«Se devo stare alle riunioni e agli incontri, la presenza del Nord è stata costante. Ma anche diversi del Sud sono stati presenti. Con alcune eccezioni che hanno brillato per la loro assenza, salvo poi parlare alla stampa una volta finite le riunioni. Ma non mi faccia dire nomi, chi lo ha fatto Io sa».
Un’ultima domanda, che esula dal Federalismo: a settembre ha promesso a breve il piano per il Sud. Quanto c’è ancora da aspettare?
“Venti giorni: sarà pronto, come avevamo detto, in autunno».

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