Segue comunicato di Sinistra Ecologia e Libertà di Torremaggiore sulla questione sanitaria.
In materia di riordino delle strutture sanitarie pugliesi nell’ambito della manovra di rientro dal deficit sanitario concordata dalla Regione con il Governo nel 2009 e che consentirà alla Puglia di ottenere 500 milioni di euro aggiuntivi attesi nel riparto del Fondo Sanitario, sentiamo l’esigenza di informare correttamente e compiutamente l’opinione pubblica in merito a quelle che sono le conclusioni e le proposte elaborate da Sinistra Ecologia e Libertà di Capitanata dopo una approfondita analisi della situazione relativa ai servizi sanitari provinciali, realizzata anche in collaborazione con dirigenti del servizio sanitario regionale e nazionale.
Come è noto il riordino della rete ospedaliera in Puglia rappresenta una vera e propria rivoluzione del sistema sanitario regionale: le azioni di riconversione (o disattivazione) riguarderanno 18 ospedali con meno di 50 posti letto con l’obbiettivo di arrivare entro dicembre 2012 ad un taglio di 2.200 posti letto per un risparmio di quasi 139 milioni di euro. Il via libera al piano di riordino è stato dato mercoledì 15 dicembre scorso con l’approvazione del regolamento da parte del governo regionale. Il regolamento verrà ulteriormente discusso (ed eventualmente modificato in senso migliorativo ed a saldi invariati, come ammonisce l’Assessore Fiore) dalla III Commissione della Regione, mentre il Piano di rientro nella sua totalità è invece uno schema di disegno di legge e dovrà passare in Consiglio Regionale.
Andando nello specifico di quel che accadrà in Provincia di Foggia, ad essere interessate dal piano di riordino saranno le Strutture Ospedaliere di San Marco in Lamis, Monte Sant’Angelo e Torremaggiore. Dopo aver chiesto il parere e la consulenza di esperti del settore sanitario provinciale, Sinistra Ecologia e Libertà di Capitanata giunge alla conclusione di condividere pienamente il piano di obliterazione degli Stabilimenti Ospedalieri (S.O.) di Torremaggiore, San Marco in Lamis e Monte Sant’Angelo. E’ una considerazione evidente dalla constatazione che tali strutture non sono in grado di garantire al paziente ivi degente, tutte le garanzie necessarie non certo per le professionalità presenti ma per la carenza di quei Servizi ed U.O. (Unità Operative) di diagnosi e cura proprie di un Presidio ospedaliero che assicurano ai cittadini un adeguato livello essenziale di assistenza (L.E.A.= Livelli Essenziali di Assistenza da garantire a tutti gli assistiti del Servizio Sanitario Nazionale.).
Gli Stabilimenti Ospedalieri in questione, così come allo stato dell’arte, non riescono, a garantire (a volte neppure nell’arco di 12 ore) l’attività di Laboratorio di Patologia clinica e di Radiologia tradizionale, esponendo i degenti a trasferimenti per sottoporsi ad indagini diagnostiche, ovvero assorbendo risorse umane e tecniche per il trasporto di radiogrammi da repertare in altri nosocomi e inviare, utilizzando una ambulanza con infermiere a bordo, dei campioni biologici al Laboratorio ospedaliero di riferimento. Va, inoltre, sottolineato che pazienti che presentano patologie acute potrebbero, in qualunque momento, necessitare di assistenza di terapia intensiva cardiologica (UTIC, ossia Unità Terapia Intensiva Coronarica) oppure rianimatoria. Senza contare che nelle U.O. presenti in questi Stabilimenti Ospedalieri di notte non è presente il medico di guardia bensì, in caso di bisogno, viene chiamato per l’assistenza il medico del P.P.I. (Punto di Primo Intervento, che a Torremaggiore è stato obliterato nel Luglio scorso).
Analizzando lo specifico dei casi in questione, sintetizziamo di seguito le nostre proposte relative ad ognuno degli ospedali interessati, in considerazione di quelle che sono le esigenze del territorio (ponendo la massima attenzione all’Utente dei sevizi ospedalieri) e delle attuali condizioni strutturali.
Per quanto riguarda Torremaggiore, si ritiene opportuno che la riconversione trasformi l’attuale Struttura Ospedaliera in Casa della Salute, Hospice, Polo di Riabilitazione, U.D.T., Punto di Primo Intervento (P.P.I.), Centro Prelievi, con un potenziamento del Poliambulatorio pluridisciplinare e del Servizio di Assistenza Domiciliare (ADI).
Per quanto riguarda San Marco in Lamis la conversione potrebbe trasformare la struttura in Casa della Salute, Centro Alzhaimer, UDT, Centro Prelievi, Punto di Primo Intervento (già presente), con un potenziamento del Poliambulatorio pluridisciplinare e del Servizio di Assistenza Domiciliare (ADI).
Per quanto riguarda Monte Sant’Angelo si riterrebbe opportuno trasformare l’attuale ospedale in Casa della Salute, RSA (già presente), UDT, Punto di Primo Intervento (già presente), Centeo prelievi, con potenziamento del Poliambulatorio pluridisciplinare e potenziamento del Servizio di Assistenza Domiciliare (ADI).
Riteniamo, inoltre, necessario cogliere l’occasione dell’importante opera di razionalizzazione rappresentata dal piano di rientro per un miglioramento dei servizi attualmente erogati. Con la telemedicina, ad esempio, si potrebbero ottenere i seguenti risultati: l’ottimizzazione con sistema hub-spocke della tele cardiologia (modello di rete a raggiera) e della tele radiologia ( già operativa in Torremaggiore e San Marco in Lamis) snellirebbe le liste di attesa per cardiologia ed esami radiografici ( occorrerebbero solo i tecnici radiologi mentre i medici potrebbero essere ottimizzati negli ospedali fornendo un servizio h24). Le prenotazioni per visite specialistiche ed esami urgenti sarebbero attivabili on line direttamente dai medici di medicina generali. La copertura delle gravi carenze negli organici dell’SPDC (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) e dei CIM (Centro Igiene Mentale) eviterebbe gli spesso inutili o quanto meno impropri ricorsi ai Trattamenti sanitari obbligatori da parte dei medici di medicina generale e dei medici di emergenza territoriale 118 ovvero della Continuità Assistenziale.
non condivido il comunicato del sel in quanto non realistico e per quanto riguarda i servizi di torremaggiore non è vero che non riescono a soddisfare le richieste e le urgenze nelle 12 ore, basta vedere la quantatità di utenti che si reca presso tali sevizi preoccupata per la loro chiusura e disposti a firmare anche un eventuale petizione.
Non capisco quali elementi abbia in mano il Sel di Torremaggiore per poter affermare che il Laboratorio di patologia clinica di Torremaggiore non riesce a soddisfare le richieste di esami nelle 12 ore. Mi preme ricordare che il TAT (tempo di refertazione ) per gli esami diagnostici eseguiti presso codesto Laboratorio è senz’altro uno dei più brevi ( meno di 12 ore) e che soddisfa le urgenze diurne nel giro di 30/120 minuti. Per le urgenze notturne è stata una decisione dell’Azienda convogliarle presso il Laboratorio di patologia clinica di San Severo per ottimizzare la spesa. Inoltre si ricorda al Sel che vi è una delibera della giunta regionale n.2087 del 03/11/2009 che riguarda la riorganizzazione delle strutture di diagnostica di laboratorio che recita: ” le necessità dei cittadini in ambito territoriale risultano differenti in rapporto alle condizioni di vita, all’ambiente, alle fasce di età, alle condizione di patologie croniche. Infatti non è superfluo sottolineare che talvolta e sempre più spesso (con la chiusura degli ospedali) i cittadini con patologie croniche necessitano di indagini ematochimiche che rivestono carattere di urgenza in quanto finalizzate a ridurre il rischio di eventi acuti ( pazienti con neoplasia, Tao, dialisi ecc.). Risulta pertando evidente che l’approccio organizzativo deve individuare sul territorio sedi razionali e idonee non solo per i centri prelievi (Torremaggiore ne ha sette) ma anche Laboratori territoriali che dovranno garantire una refertazione rapida e di qualità”.
L’area in cui opera Torremagggiore rientra nella previsione regionale di cui sopra e garantisce una refertazione rapida e di qualità.
Un eventuale smantellamento di un Laboratorio analisi che lavora con un numero di professionisti inferiore a quello ottimale e che nonostante ciò assicura nell’arco delle 12 ore lavorativa circa 200 prestazioni è un’azione che comporterebbe una ricaduta politica anche su chi la sostiene dato che dovrà essere giustificata avanti alle comunità che beneficiano di questo servizio: 60000 abitanti.