Regionali 2010:Udc verso il Pdl, ad un passo l’intesa Fitto-Casini

Segue un articolo di Bepi Martellotta pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno sull’evoluzione della politica pugliese in vista delle elezioni regionali 2010. Ormai è deciso: l’Udc chiuderà nei prossimi giorni l’accordo col Pdl, dopo le giravolte dei Democratici sul nome da candidare alla Regione. Oggi il leader dei moderati, Pier Ferdinando Casini, ha convocato a Roma i «colonelli» pugliesi per chiudere il cerchio sull’ultimo tassello del puzzle alleanze, la Puglia.E Casini, riferisce chi gli è più vicino, non espliciterà l’accordo col centrodestra di Raffaele Fitto, ma si limiterà ad apprezzare la candidatura (ancora ufficialmente sottaciuta, ma nei fatti decollata dagli ambienti Pdl) di Adriana Poli Bortone, la leader del movimento «Io Sud» che nei giorni scorsi ha chiuso l’accordo con gli amici-nemici del Pdl.Un accordo, questo, fortemente voluto da Fitto onde ricucire gli strappi del passato culminati nelle ultime amministrative e rilanciare la coalizione che, dal 2005 in poi, è stata seduta sui banchi dell’opposizione al governo Vendola. I tentennamenti del Pd e l’impossibilità per il leader Massimo D’Alema di governare il partito pugliese (nonostante la nomina del «suo» Blasi alla segreteria) verso un nome alternativo a Vendola, hanno fatto saltare l’accordo sull’«allenza per il Sud».E Casini, che in nome di quel progetto aveva da tempo chiuso un’intesa con D’Alema che riproponesse il «modello Brindisi», ovvero una larga coalizione a sostegno di un presidente (Ferrarese) fuori dai circuiti partitici, ora non potrà far altro che dirottare quell’obiettivo col centrodestra, pronto a schierarsi con l’ex sindaca di Lecce – a capo di un movimento meridionalista – nonostante le schermaglie interne al comune di Lecce e la guerra combattuta alle ultime amministrative.In Puglia l’intesa tra Casini e Fitto si poggia sostanzialmente sul cemento della nuova giunta regionale. Se l’accordo dovesse confermare la Poli Bortone a capo del governo, allo scudo-crociato non andrebbe la vicepresidenza (che toccherebbe al Pdl) ma almeno quattro assessorati di peso e la presidenza del consiglio regionale. Diversamente, qualora dall’intesa dovesse venire fuori un nome di stretto marchio «fittiano», il deputato Pdl Antonio Distaso (giudicato da tutti spendibile anche per il cognome che porta), la vicepresidenza passerebbe nella mani dei centristi e, a quel punto, alla Poli Bortone toccherebbe una poltrona di prestigio come la presidenza del consiglio regionale. Che l’ago della bilancia (così viene definito il partito di Casini per le prossime regionali) penda a destra lo chiariscono le parole di Angelo Cera, uno dei deputati (ci sarà anche Totò Ruggeri) che accompagnerà il coordinatore del partito Angelo Sanza all’appuntamento di oggi a Roma. «In silenzio abbiamo aspettato, noi dirigenti regionali dell’Udc, di capire quanto venisse compreso all’inter no del Pd lo sforzo di D’Alema e Casini per mettere su una coalizione per il Sud. Dobbiamo prendere atto, con amarezza, che lo sforzo non è stato assolutamente capito da ampi strati del Pd per cui dobbiamo parlare del suo fallimento».Al segretario Pd Blasi, che aveva sottolineato la vicinanza degli amministratori locali Udc ai Democratici nelle giunte dove sono assieme al governo, l’ex consigliere regionale Cera ricorda che da anni l’Udc è all’opposizione del governo Vendola, a riprova del fatto che con Nikita il rosso lo scudo-crociato (come sottolineò proprio a Bari lo stesso Casini) non ha nulla a che fare.«Vendola è lontano anni luce dai sogni “udiccini”, né tanto meno Blasi può parlare di vicinanza di amministratori dell’Udc a Vendola – sottolinea Cera – solo perché in alcune realtà si governa con il Pd. Il Pd si carichi di questa responsabilità e si consegni a Vendola. Per quanto ci riguarda non possiamo attribuirci colpe. L’unica probabilmente di cui possiamo batterci il petto è di aver dato credito a chi rimane fondamentalmente anti-democristiano e comunista. E di questi strati, purtroppo, amaramente il Pd è pieno». Parole forti, dopo quelle espresse dai leader, arrivano anche dal partito romano.Nè la scelta del Pd di candidare il deputato Boccia – che già Casini aveva appellato come una candidatura «debolissima» – ha minimamente scosso il partito di via dei Due Macelli. Anzi, a molti è apparsa come una mossa tattica del Pd onde costringere l’Udc a fare il primo passo, quello cioé di scoprire le carte e annunciare la fine della vagheggiata e mai perseguita alleanza. «Nel Pd è in corso un inaudito scontro di potere che ha ben poco della ricerca dei migliori candidati – dice il parlamentare Maurizio Ronconi – ma è una guerra per bande di chi sta perdendo ogni capacità di confronto con i cittadini. La questione inizia ad essere imbarazzante per chi ha immaginato invece la possibilità di aprire un sereno ma costruttivo confronto programmatico. La responsabilità del Pd potrebbe essere quella di far regredire nuovamente il confronto su basi esclusivamente personalistiche contraddicendo anche le conclusioni del suo congresso. Quello che è certo – sottolinea – è che dopo la sconfitta elettorale del 2008 il Pd si dimostra immaturo per una alternativa di governo».

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